I continui ed evidenti cambiamenti climatici spingono tutti i settori e, nello specifico, il mercato del corporate travel, il cui impatto ambientale è tra i più consistenti, a trovare e approvare linee guida per la creazione di una politica di sostenibilità che deve trovare il proprio inizio ora e il proprio sviluppo nel futuro.
Molto interessanti a riguardo, i dati che emergono da un sondaggio condotto da Deloitte nel settembre 2021 rivolto a oltre 23.000 persone di 23 Paesi diversi, alle quali è stato chiesto quale fosse la percezione del cambiamento climatico e cosa si dovrebbe fare in merito. Oltre la metà, ossia il 57%, ha affermato di essere preoccupata e seriamente in ansia per il cambiamento climatico e addirittura il 72% ha dichiarato di ritenerlo un’emergenza assoluta. Quasi la metà ha inoltre, affermato di aver avuto esperienza diretta di uno o più eventi legati al clima, come caldo estremo, tempeste violente e frequenti, siccità, incendi.
Nonostante il 67% degli intervistati ritenga che la maggiore responsabilità per sistemare la situazione sia dei governi, il 52% si dichiara disponibile nel proprio piccolo a sopportare costi più alti o una disponibilità limitata di beni e servizi, se ciò rientrasse in una nuova regolamentazione climatica. Questa, forse, è la prima spia di una consapevolezza anche a livello individuale della necessità di cambiare le proprie abitudini in tutti gli ambiti del quotidiano: cambiamenti del modo di generare e consumare energia, nei trasporti di persone e merci, nella progettazione degli edifici e nella coltivazione dei cibi.

Dopo l’ accordo di Parigi, c’è stato un ulteriore completamento con il piano Glasgow COP26, per il quale i governi firmatari devono comunicare e successivamente mantenere nel tempo i Contributi Nazionali Determinati per il controllo delle riduzioni di emissioni, e devono redigere report trasparenti sui risultati e sulle azioni intraprese per ridurre il proprio impatto ambientale e i conseguenti danni.
Insomma, la chiave del vero cambiamento sta nella diminuzione del divario tra politica e azione: i livelli di cooperazione tra i diversi paesi sono in crescendo, ma nonostante gli accordi ufficiali come l’UNFCCCC e il patto di Glasgow sul clima, l’attuazione di azioni e politiche rimane frammentata nell’approccio e nella portata. Un esempio veloce , il governo degli Stati Uniti punta ad una riduzione del 30% delle emissioni di gas serra entro il 2030, l’Unione Europea ha fissato il suo obiettivo al 100% entro il 2050, e la Cina punta alla neutralità del carbonio entro il 2060.
Molti criteri di misurazione delle emissioni e dell’impronta dei singoli Paesi, mancano di chiarezza, trasparenza e integrità, e in effetti molte delle iniziative dichiarate da diverse aziende o imprese non reggerebbero un adeguato controllo esterno.

Per il futuro è necessario che la pressione su aziende e industrie per allineare pratiche e comportamenti etici, aumenti e si incrementi almeno fino al 2030. Le aziende dovranno rivedere i propri consumi di energia ed elettricità e le emissioni di gas effetto serra, lo smaltimento dei rifiuti dovrà essere controllato, bisognerà iniziare la graduale eliminazione della plastica monouso e creare circolarità nei processi per rigenerare l’economia naturale ambientale. Possiamo dire che il ruolo della responsabilità sociale di impresa è in aumento sia nelle aspettative che nell’esperienza dei clienti i quali sempre di più si aspettano che i brand condividano i propri valori e ideali. È così quindi che la sostenibilità, parte integrante della cultura aziendale, può rappresentare un ambito di distinzione. Tutti, piccole e grandi aziende promuovendo politiche globali di protezione del pianeta e adottando un approccio globale alla sostenibilità, renderanno i loro prodotti a prova di futuro e aumenteranno la fidelizzazione dei clienti.
L’impatto del mercato alberghiero
Un rapporto del 2021 sulla sostenibilità del mercato alberghiero ha rilevato che l’ 81% dei viaggiatori scelgono, per i propri soggiorni, alloggi sostenibili che vantano una minore impronta di carbonio e ridotto impatto ambientale, attraverso alcune azioni come la riduzione degli sprechi alimentari e una migliore gestione di alcuni servizi quali la sostituzione degli asciugamani e pulizia giornaliera della camera.

Ad esempio, Sempre negli Usa vediamo New York che sta prendendo in considerazione di vietare ogni anno flaconi da toilette monouso per un valore di 24 milioni di dollari, mentre lo stato della California ha già introdotto una legislazione che imporrà multe molto salate agli hotel che continuano a fornire prodotti monouso. La lavanderia rappresenta il 16% del consumo di acqua di un hotel e il Caesar Palace di Las Vegas ha implementato , per esempio, un programma di riutilizzo degli asciugamani risparmiando circa 30 milioni di litri di acqua in un anno. Altre misure includono la riduzione e la graduale eliminazione dell’uso dei frigobar e la gestione dei rifiuti.

Insomma, le iniziative degli hotel possono generare guadagni di efficienza fino a produrre il 50% dell’energia necessaria.
Dal momento però, che solo il 25% dell’offerta alberghiera è fatto di catena alberghiere, le aziende hanno difficoltà ad identificare i loro potenziali fornitori “green” per i propri viaggiatori, proprio a causa della frammentarietà del mercato. Come già detto, le certificazioni, in termini di misurazione di impatto ambientale non sono standard. In Inghilterra la Sustainable Hospitality Alliance (SHA) finanziata da 16 gruppi alberghieri (che insieme rappresentano il 30% dell’offerta alberghiera) ha anche fornito per gli hotel, una metodologia NetZero, consentendo loro di definire linee di base, confini e impegni. Ciò nonostante questa iniziativa deve ancora svilupparsi in un modello che faciliti l’implementazione diretta o il confronto tra hotel. In media il 50% del consumo complessivo delle camere di albergo è gestito attraverso il mercato spot e questo rende assai arduo, per le aziende, valutare ogni potenziale fornitore eticamente sostenibile, prima di effettuare una prenotazione di viaggio. Si aggiungono le differenze di giurisdizione delle diverse aree geografiche dell’hotellerie globale su emissioni e decarbonizzazione, a rendere ancora più complesso per le imprese valutare l’impatto ambientale di un soggiorno di lavoro.

L’iniziativa “Soggiorno Verde”, ossia il Green Stay di HRS (GSI) mira principalmente a fornire alle aziende i mezzi per misurare, segnalare e ridurre le emissioni dei loro programmi di viaggio, verso il raggiungimento di un’impronta a zero emissioni. Quando la prenotazione avviene tramite HRS o portali di prenotazione aziendale, i viaggiatori possono confrontare i diversi hotel e prendere decisioni basate sui risultati ottimali di riconoscimenti green di gestione.
La Green Stay Initiative offre trasparenza all’interno degli strumenti di prenotazione che segnalano l’impronta per ogni alloggio. I viaggiatori aziendali possono confrontare l’impatto ambientale dei loro soggiorni in hotel, utilizzando dati standardizzati completi, contemporaneamente il GSI aiuta le aziende a raggiungere gli obiettivi net zero normalizzando i dati sulle emissioni relative agli alloggi, consentendo loro di orientare i loro programmi alberghieri in linea con i loro obiettivi di sostenibilità.
Anche il timore che la sostenibilità equivalga a un aumento dei costi, è stato smentito dall’analisi della prenotazione con HRS la quale ha rilevato che la tariffa media giornaliera degli hotel Green Stay era inferiore dell’8,4% rispetto agli hotel che non partecipano. Inoltre Green Stay offre ai proprietari di hotel un’analisi sulla loro sostenibilità, in linea con gli standard globali aiutando gli hotel a ridurre il loro impatto utilizzando dati e approcci del settore, quali HCMI (The Hotel Carbon Measurement Initiative), Green House Protocol, e il Global Sustainable Tourism Council. Le valutazioni dei report di Green Stay relative all’impronta ambientale dei soggiorni in hotel e della gestione delle tracce di carbonio, consumo acqua e produzione rifiuti vengono poi inseriti nel data base centrale. Nel 2022 le prenotazioni presso hotel aderenti al Green Stay, sono salite per il business travel del 17% in più a livello globale, mentre i dati anticipati del 2023 rivelano che un terzo di tutte le prenotazioni sono sostenibili. La generazione Z in viaggio di lavoro, che corrispondente al 40% della forza lavoro, sta dimostrando di essere molto più attenta rispetto ai suoi predecessori alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente.
In conclusione la spinta verso la sostenibilità è in accelerazione e l’industria dei viaggi e del turismo, si è prefissata obiettivi climatici in conseguenza della pressione dei viaggiatori, ma anche degli azionisti, obiettivi che rientrano anche in un disegno di risparmio globale. Importante che esistano vertici come COP26 per il contenimento e il controllo del cambiamento climatico, ma altrettanto essenziale che nasca un pensiero comune, dati standardizzati e comparabili e una certificazione omologata che renda dimostrabile l’effettiva impronta sull’ ambiente, così che l’industria dei viaggi globali vada nella giusta direzione nella rigenerazione dell’ambiente naturale.
Federica Borrelli, Salvatore Sacco – Marketing & Communication Department